Don Lorenzo Milani e il futuro dell’educazione
Di Giuseppe Musilli
Nel centesimo anniversario della nascita di Don Milani il Festival delle Emozioni ospita due esponenti della Fondazione Don Milani per dare risalto alla storia e all’eredità di questo grande italiano e di questo grande innovatore della nostra scuola.
Domenica 1 ottobre dalle 17.00 alle 19.00 presso i locali della scuola primaria “Elisabetta Fiorini” in via Roma 17, Lauro Seriacopi e Piero Cantini parleranno della “Attualità e forza emotiva del messaggio di don Lorenzo Milani”
Don Lorenzo Milani ha cambiato la visione di molti docenti della nostra scuola attraverso il pensiero e l’azione. Don Milani con i suoi ragazzi ha scritto il famosissimo libro “Lettera ad una professoressa”, ma soprattutto ha aperto una scuola dove ha accolto coloro che la scuola pubblica non riusciva ad accogliere o non riusciva a trattenere. Don Milani nella sua Scuola di Barbiana ha fatto un’operazione di tipo socioculturale, di tipo didattico e un’operazione di tipo emotivo.
Prima la sua operazione di tipo socioculturale. Ha accolto in una piccola scuola, quella di Barbiana, ragazzi che nella scuola pubblica non si trovavano. Erano ragazzi più poveri di altri, ma soprattutto ragazzi di origine prevalentemente contadina e quindi portatori di una cultura che mal si incastrava con la cultura piuttosto astratta ed elitaria della scuola italiana. La sua operazione socio-culturale sta a significare che la Scuola pubblica deve essere all’altezza di accogliere tutte le culture e tutte le provenienze socio-economiche; questo è un insegnamento molto profondo e che ha inciso molto nella scuola italiana. Ha inciso nei nuovi programmi scolastici varati successivamente e nella riforma organizzativa della scuola che va sotto il nome di “Autonomia scolastica”. Ma gli edifici invecchiano e hanno bisogno di manutenzione e di aggiustamenti di ciò che non funziona. E di cose che non funzionano ce ne sono.
La seconda operazione è di tipo didattico; anche questa molto importante. Cioè si può insegnare l’analisi logica anche a chi l’analisi logica non l’ha mai sentita nominare. Si tratta di partire da dove l’alunno si trova e condurlo insieme dove noi stiamo. Si tratta di partire dalle sue conoscenze culturali, partire da ciò che lui già sa per costruire un edificio nuovo e più moderno. Partire dunque dalla cultura contadina, dal suo sapere profondo che ha guidato il nostro popolo e non solo il nostro popolo per molti secoli. E costruire insieme su di esso un edificio nuovo e più funzionale. Anche questo gradino del lavoro di Don Milani ha influito molto su alcuni sviluppi della scuola italiana, ma molto resta da fare. Oggi la cultura contadina è diventata piuttosto rara. E forse è stata sostituita da un’altra cultura o sottocultura: quella dei social-media. Siamo pronti per questo nuovo ostacolo?
Il terzo livello di azione di Don Milani noi pensiamo che sia quello emozionale. Ciò che era importante nella scuola di Barbiana era l’attenzione ai singoli e alle relazioni tra i singoli e il docente. Nella scuola di Barbiana i bravi insegnavano a quelli che ancora non sapevano. Il maestro si faceva parte della loro cultura e della loro vita quotidiana. E quando il maestro decideva di scrivere una lettera a una professoressa la scriveva insieme agli alunni. Partecipare, condividere, motivare. Questi sono i verbi di una educazione emozionale che per quegli alunni è stata fondamentale e impossibile da dimenticare. Se costruiamo con le emozioni e sulle emozioni, se facciamo risuonare un futuro positivo, un futuro di speranza, allora costruiamo cose che non verranno mai più demolite. Costruire con le emozioni e sulle emozioni quindi; questo è il fondamento del futuro che si può dare la scuola.
Ora che celebriamo i 100 anni dalla nascita di questo grande italiano come rendergli onore veramente?
È vero che la sua lezione non è ancora esaurita è che può essere ancora positiva per tutta la scuola italiana. Ma è possibile fare un passo avanti?
Cosa farebbe Don Lorenzo Milani oggi?
Quale nuova frontiera aprirebbe?
Noi vediamo una grande corrispondenza fra l’opera iniziata da Don Milani e la questione che si è aperta da alcuni anni nelle scuole di tutto il mondo. Accanto all’intelligenza cognitiva è stato aperto il capitolo dell’intelligenza emotiva. Ed è stata aperta la questione di come educare l’intelligenza emotiva.
È ormai convinzione accertata e consolidata da un gran numero di ricerche che coloro che hanno un alto quoziente intellettivo raggiungono grandi risultati a scuola, ma coloro che hanno un altro quoziente emotivo riescono meglio nel lavoro e nella vita. E dunque il nuovo compito della scuola è diventato quello di educare l’intelligenza emotiva. Questa è dunque la grande e nuova questione della scuola di oggi.
Io non credo che don Milani avrebbe avuto difficoltà ad aderire a questo nuovo paradigma. Nella pratica della scuola di Barbiana l’educazione dell’intelligenza emotiva non mancava. Ma era una pratica generata dalle capacità umane e dalla lungimiranza dell’uomo. Ma nel momento in cui la teoria ha valorizzato questa pratica il problema che si è aperto in tutto il mondo è come procedere all’educazione dell’intelligenza emotiva. E come sempre accade agli inizi non c’è ancora stabilità nelle procedure e nei progetti.
Ecco dunque amici della Fondazione Don Milani. Oggi che il metodo fondato da Don Milani sembra condiviso da tutto il mondo e dalla scienza non è il caso di procedere ad esperienze nuove e a ridefinire e mettere in atto nuovi progetti e nuovi orizzonti?