Incontro con
LUCIANO VIOLANTE
Inaugurazione del Festival delle Emozioni
23 giugno 2022, ore 18.00 plesso Scolastico “Elisabetta Fiorini”, via Roma 117 Terracina (LT)
Luciano Violante, attuale Presidente della Fondazione Leonardo ed ex Presidente della Camera dei Deputati inaugurerà il nostro Festival il 23 giugno.
Violante è stato un noto magistrato di Torino e ha indagato a lungo sul terrorismo. Eletto in Parlamento si è interessato ai temi della Giustizia divenendo Presidente della Commissione Giustizia della Camera, Presidente della Commissione antimafia e alla fine Presidente della stessa Camera dei Deputati per 5 anni. Ha esercitato queste funzioni con grande competenza e con grande rigore.
Luciano Violante è una di quelle persone di cui si dice che è tutta di un pezzo. Rigoroso nella vita e nella politica, attento alle novità e al sentire nazionale, studioso di materie giuridiche e delle applicazioni delle leggi nella pratica quotidiana.
È stato docente di Diritto all’Università di Camerino ed ha scritto molti libri sulla legge e sui significati e i possibili errori della legge ragionandone spesso con le storie narrate nella mitologia greca.
Il suo ultimo libro si intitola “Insegna Creonte”. Mentre insieme alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia ha pubblicato “Giustizia e mito” in cui si prende spunto dalle storie di Creonte, di Edipo e di Antigone per ragionare di giustizia e di politica. È la grande storia sul conflitto tra ragione ed emozione. Fra la legge oggettiva e la legge del cuore, della famiglia e della comunità!
È questo il discorso che vorremmo sviluppare con il Presidente Violante. Vorremmo ragionare intorno a queste storie tenendo presente l’oggetto del nostro discorso, cioè le emozioni.
La legge e la giurisprudenza sono la celebrazione della razionalità umana. Mentre il crimine è sicuramente la celebrazione della disregolazione emotiva. Il crimine è generato dalla rabbia incontrollata, dall’aggressività eccessiva nei confronti di altri membri della comunità, dal rancore e dalla vendetta fuori controllo, dall’avidità senza confini.
Sembra questo il campo dove per millenni si è combattuto il conflitto fra razionalità ed emozioni. Il paradigma dove l’auriga platonico stenta a contenere i cavalli imbizzarriti delle emozioni. Ma questo paradigma è cambiato. Le neuroscienze moderne lo hanno molto modificato. Ricordiamo la tesi di Damasio: “Noi non siamo macchine pensanti che si emozionano, noi siamo macchine emotive che pensano!”
E quindi il gioco si è spostato in un campo nuovo e più scivoloso. Anche le leggi sono in qualche misura emotive. E i crimini sono in qualche misura espressione della personalità.
È una bella e nuova partita! Non c’è che dire! Che forse va giocata prevalentemente nel campo formativo più che nei tribunali.
Ma andiamo con ordine. Edipo è il figlio del re di Tebe, Laio e di sua moglie Giocasta. Dopo il suo concepimento un oracolo rivela al sovrano che il nascituro è destinato a uccidere suo padre e a sposare sua madre. Laio ordina quindi di disfarsi del neonato che finisce però per essere adottato dal re di Corinto.
Edipo cresce quindi nella convinzione che i sovrani di Corinto siano i suoi veri genitori e quando conosce che è destinato ad ucciderli, se ne va da Corinto e, tornato a Tebe, inconsapevole di quali siano i suoi genitori naturali, uccide il padre e sposa la madre.
La storia è notissima e si presta a molte interpretazioni. Lo stesso Freud la usò per strutturare la sua teoria sul complesso di Edipo. Altri ne ragionano per sviscerare le questioni del fato, del destino degli umani. Luciano Violante e Marta Cartabia ne ragionano per discutere delle leggi e del giudice delle leggi, cioè della Corte Costituzionale.
Il nostro ragionamento affronta questioni diverse (e Violante ci perdonerà se stimoliamo altre riflessioni. Pensiamo che non gli siano estranee e che possiamo trarne insieme i giusti insegnamenti.). Edipo sa molte cose che ha appreso cognitivamente. È intelligente, infatti sconfigge la Sfinge rispondendo alla sua domanda impossibile, ma questa conoscenza non è tutto e soprattutto non lo salva. Alla fine per punirsi dei suoi delitti commessi senza sapere, si acceca. Perché ciò che ha visto fino ad allora non era la verità vera, era un inganno. Quindi è meglio essere ciechi!
Ecco la domanda quindi: ci salverà il sapere cognitivo o è necessario bilanciarlo con il sapere del sentire?
La conoscenza cognitiva è limitata e non prevalente nell’agire quotidiano; una ricerca assume che il nostro agire consapevole sia solo una parte di ciò che facciamo quotidianamente. Il resto è attribuibile ad un nostro agire automatico in base ad un tacito sentire. Ciò non significa che tale agire sia sbagliato o del tutto incolpevole. Come Edipo siamo all’oscuro di molte cose. Ma noi possiamo conoscere e consapevolizzare il nostro modo di agire automatico che è guidato più dal “sentire” che dal “sapere”. Ed educare il nostro sentire (senza trascurare il sapere) ci condurrà anche ad un maggiore benessere personale e sociale. Perché, e questo è un risvolto ineludibile della storia e della realtà umana, noi stiamo bene o male non in base alle nostre conoscenze cognitive, ma in base al nostro modo emotivo di dare significato alla realtà. E se questo modo è troppo rigido ne soffriamo molto. Se invece lo rendiamo più fluido e più flessibile tutto diventa più sostenibile.
Come fare dunque? Edipo è cieco. Ma i ciechi possono guardare dentro se stessi.
La ricetta è ancora quella di Socrate:” Conosci te stesso!”. Ma non cognitivamente soltanto. Diremmo meglio: “Conosci come senti!”
On. Presidente Violante questa è la missione del Festival delle emozioni. Accanto all’acquisizione del sapere razionale bisogna consapevolizzare ed educare il nostro sentire emotivo.
La storia di Antigone conferma in qualche modo che il campo di gioco si è molto modificato.
Antigone è la sorella di Polinice e di Eteocle. Questi due fratelli gemelli si combattono per il potere a Tebe e si uccidono a vicenda. Creonte, il nuovo re, proibisce che Polinice venga sepolto perché ha sfidato il fratello che era il re legittimo. Antigone al contrario decide di seppellire il corpo del fratello. Pensa che il legame familiare e le leggi divine, che impongono la sepoltura dei morti, debbano prevalere sulla legge oggettiva del re tebano. Creonte allora fa rinchiudere Antigone in una grotta fino alla sua morte. Questo genera altre tragedie: Antigone si uccide, lo stesso fanno Emone, figlio di Creonte e promesso sposo di Antigone stessa ed Euridice, moglie di Creonte, che non resiste alla notizia della morte del figlio Emone.
Il conflitto fra le leggi oggettive e le leggi del cuore e della comunità provoca dolore e morte.
Vivendo in comunità gli esseri umani generano mondi, e “i mondi che generiamo con il nostro vivere e convivere nascono dalle emozioni.” (Humberto Maturana)
Addirittura dunque, secondo Maturana, la razionalità nasce dalle emozioni vissute in comune.
Ancora una storia dunque in cui il sapere e il sentire si fondono e si confondono. A lungo abbiamo pensato di aver tutto chiaro. “Penso dunque sono.” Questo è il motto di Cartesio, ma è anche il suo errore come afferma Damasio.
Presidente Violante ci racconti le vicende, ma anche le emozioni della sua vita di Procuratore, di Deputato, di Presidente della Camera e di membro della comunità che insieme a noi è chiamato a generare nuovi e più sostenibili mondi dove vivere.
La legge, il processo sono il regno della ragione e della logica. E non può che essere così. Ma ragione e logica galleggiano sulle nostre emozioni. Senza di esse, senza decifrare i loro messaggi, siamo ciechi come Edipo.
Giuseppe Musilli