Dialogo con Fabio Genovesi su “Il calamaro gigante”, su Pantani e sulle emozioni.
Del Prof. Giuseppe Musilli
Fabio Genovesi ha scritto molti magnifici libri. Con “Chi manda le onde” ha vinto il premio Strega giovani. L’ultimo suo libro è “Il calamaro gigante“. Un libro che racconta la storia del calamaro gigante, un abitante del mare che prima di essere riconosciuto come effettivamente esistente ha affrontato lunghe vicende di favoleggiamento e di incredulità. Il calamaro gigante esiste come esistono le vicende incredibili ed inaspettate della nostra esistenza.
Genovesi è anche un giornalista esperto di ciclismo, ci piace quindi raccontare di un altro suo libro
Una storia di formazione in cui sostiene che nella vita bisogna seguire le proprie passioni, dare voce alle proprie emozioni piuttosto che scegliere percorsi decisi da altri o seguire strade ritenute vantaggiose, ma inappaganti . E per fare questo si è ispirato alla storia grandiosa e tragica di Marco Pantani.
Marco Pantani in una breve stagione ha stupito il mondo. Il suo modo di correre, il suo modo di affrontare le salite era voglia elementare di affermarsi, di raggiungere il traguardo senza pensare a difendere posizioni mediocri o ad acquisire piccoli vantaggi. Correva senza programmazioni minuziose o a lunga scadenza, senza fredde misurazioni delle possibilità. Salire e vincere. O tutto o nulla. Così lo abbiamo vissuto. Così ci piaceva perché dava significato diverso alle nostre vite timide e programmabili. Pantani è una parte di noi che vuole vivere libera e ardita. Una parte di noi che col passare del tempo è stata variamente ammorbidita e frenata da bisogni, programmi, imposizioni esterne.
Ma il “sogno” Pantani non si estingue facilmente. Ognuno di noi ogni sera, alla chiusura della giornata, sogna di tagliare vincoli e lacciuoli che la vita gli impone e sogna di volare libero e armonioso verso la vetta. Pantani inoltre per noi terracinesi è stato un amichevole vicino quando negli inverni degli anni novanta ha passato vari mesi allenandosi e vivendo a Terracina.
Fabio Genovesi ne ha fatto il protagonista della storia narrata nel suo libro dove un giovane, ad imitazione delle gesta del campione, decide di rompere i vincoli sociali e familiari che lo obbligavano a seguire una certa strada per cavalcare invece le sue capacità e i suoi sogni anche se non totalmente definiti.
Che fare dunque? Programmare accuratamente la nostra vita come il cronometrista programma ogni sua pedalata o alzarsi in piedi e spingere e spingere, danzando sui pedali fino al traguardo?
Vivere una vita un po’ estranea e fredda oppure cavalcare le proprie emozioni?
Le emozioni nella storia della nostra filosofia e della nostra cultura hanno molto a che fare con i cavalli. Platone diceva che dobbiamo guidare i cavalli imbizzarriti del nostro vivere attraverso un metodo che alterni le redini con la frusta. È il programma di stimolare e punire (con la frusta), e di frenare (con il morso); è il metodo antico di regolare le emozioni con la ragione.
Ma questo metodo non sempre ottiene risultati. Ci piace di più la metafora del fantino che guida il cavallo cavalcandolo verso il traguardo. Il fantino e il cavallo si sentono tutt’uno, sentono lo stesso obiettivo e comunicano tra loro sia il desiderio di vincere che le modalità di regolare l’andatura. Cavalcare insieme è una metafora più completa e forse più ragionevole di come convivere con le nostre emozioni. Cioè guidandole mentre le sentiamo. Cioè sentendole, apprezzandole e dirigendole verso l’obiettivo.
Fabio Genovesi ce lo mostra con le sue storie. Storie sempre ardite, con eventi inaspettati e spiazzanti.
Si azzarda a dire che: “La vita è un mucchio di cose a caso“. È vero, spesso la realtà è caotica e imprevedibile. Ma sono le storie che danno significato a quello che siamo, a quello che vogliamo. Come in un celebre libro sullo storytelling il nostro autore si convince che “le storie siamo noi!”, che raccontare storie mette ordine nel caos.
Le storie alla fine vincono. C’è un tempo per la cronometro e c’è un tempo per la scalata. C’è un tempo per la ragione e c’è un tempo per la sfida. Si può programmare e cavalcare insieme.
Sulla storia di Pantani vogliamo aggiungere un codicillo. In qualche modo la sua storia somiglia a quella di un altro grande atleta cioè Maradona. La domanda che vogliamo farci è questa: era inevitabile questo destino di sommi atleti che finiscono nella tragedia?
È vero che la loro morte ha fatto splendere ancor più la loro storia. Ma noi sappiamo che nessun destino è scritto del tutto. Si può essere grandi atleti e contemporaneamente vivere nell’appagamento del proprio mito. E la strada non può che essere quella di esplorare le proprie emozioni. E cavalcarle guidandole al giusto obiettivo.
Acquisire la consapevolezza delle proprie forze e regolare le proprie emozioni non è vivere una vita decisa da altri o dispersa nel groviglio della inconsistenza. E’ fare le proprie battaglie e godere dei risultati.
Giovedì 19 agosto 2021 ~ ore 20:30
Via Roma 117| Terracina
Cortile interno della Scuola “Elisabetta Fiorini”
Programma della serata:
- Ore 20 – Accoglienza e registrazione pubblico
- Ore 20:30 – Musica e letture tratte dai libri di Fabio Genovesi
- Ore 21 – Dialogo live con lo scrittore.
Presenta Francesca Rasi. Mederatori prof. Mimmo De Rosa e prof. Fabio Arduini.
All’evento interverrà anche l’ex Sindaco Vincenzo Recchia che premiò Pantani quando passava gli inverni a Terracina.