La canzone dell’esilio
“Todo cambia” è una celebre canzone scritta da Julio Numhauser, un cantautore cileno, esiliato dopo il 1973 a seguito del colpo di stato di Pinochet. La canzone fu scritta nel 1982 e resa celebre dall’esecuzione di Mercedes Sosa, un’artista argentina, simbolo della canzone popolare, che ha, anche Lei, sofferto l’esilio e gli arresti per la dittatura militare argentina. (I cileni e gli argentini in esilio hanno prodotto un’enorme quantità di arte e di poesia. Ricordo gli Inti Illimani, Isabel Allende, Sepulveda, ecc…).
La canzone fa da sfondo musicale al film di Nanni Moretti “Habemus papam”. Scelta molto ironica e molto indovinata dal momento che se c’è un’istituzione restia al cambiamento questa è la Chiesa; eppure nel film il nuovo papa fa scelte innovative e alla fine decide che l’incarico è troppo oneroso e vi rinuncia.
Canzone triste e bellissima
La canzone è bellissima e coinvolgente. È permeata di melanconica tristezza. È la tristezza dell’abbandono della propria terra, della propria famiglia, dei propri amici. È la tristezza di qualcosa che si rompe nella vita e nell’anima.
Ma oltre all’abbandono che prova l’esiliato c’è anche un altro tipo di abbandono, quello del separarsi dai propri pensieri, dalle proprie abitudini, dalle proprie emozioni ricorrenti e amate. Anche questo provoca tristezza e dolore.
Ascolta la canzone nella sua esecuzione classica di Mercedes Sosa. https://www.youtube.com/watch?v=ly7qPTh_K-c
“Cambia ciò che è superficiale
e anche ciò che è profondo
cambia il modo di pensare
cambia tutto in questo mondo.”
…
Ma non cambia il mio amore
per quanto lontano mi trovi
né il ricordo né il dolore
della mia terra e della mia gente.
Ma anche la canzone cambia!
Ascoltate e guardate questa esecuzione, fino in fondo: https://www.youtube.com/watch?v=sB6NwLq0DCU
Non c’è solo la mutazione che avviene nell’esecutore, ma anche l’esecuzione è molto innovativa.
Cambiare le emozioni
Tutto cambia. Vero. Troppo vero.
Ma le emozioni non cambiano. O cambiano con grande lentezza. Infatti dipende dalle emozioni la sensazione generale che abbiamo della nostra vita. Siamo prevalentemente tristi? Arrabbiati? Preoccupati? Confusi? Ciò dipende da “scelte emotive” che abbiamo fatto o che siamo stati indotti a fare nel corso della nostra vita e della nostra infanzia. E queste “scelte” fanno talmente parte di noi, che se le cambiassimo ci sembrerebbe di cambiare la nostra identità. Per questo motivo siamo molto restii a cambiarle. Siamo affezionati ad esse perché senza di loro semplicemente non esisteremmo.
Ma a volte queste emozioni sono disfunzionali o ci costringono ad una vita piena di dolore. Solo cambiando quelle “scelte” emotive fatte a suo tempo possiamo cambiare o migliorare il livello della nostra felicità.
Quelle “scelte” furono fatte in maniera inconsapevole o forzata. Non ci fu libero arbitrio. Non ci fu ponderazione delle conseguenze, ma solo volontà di sopravvivenza. Facemmo quelle “scelte” con la pancia e con i muscoli. Oggi possiamo riesaminarle. Possiamo considerale da un altro punto di vista. Possiamo valorizzarle perché c’è del buono in ogni cosa umana, basta collocarle nel giusto contesto. Possiamo raccontarle di nuovo a noi stessi costruendovi una storia più solida e meno dolorosa.
Come fare: con l’arte, con lo sport, con la cultura. Anche seguendo il festival delle emozioni.
Sali in alto e leggi i sentieri del tuo cuore.
Prof. Giuseppe Musilli